Esperienza del Laboratorio del 6.04.2022 presso il PARCO DELLA LENTEZZA
Si è svolto mercoledì 6 aprile presso il Parco della Lentezza a Savigliano il laboratorio a cui hanno partecipato nove genitori e i loro figli di diverse età è stato un laboratorio per educare ed educarci alla pace ; i genitori e figli, anche una nonna , hanno lavorato in due laboratori paralleli e in contemporanea ,il laboratorio si è concluso con un incontro in plenaria in cui i bambini hanno mostrato il loro disegno e i loro lavori ,mentre i genitori hanno trasmesso ai loro figli qualche messaggio educativo tra quanto è emerso nel gruppo degli adulti .
Introduzione al laboratorio
In un tempo di paura e di dolore per quanto sta accadendo in Europa quali parole possiamo dire ai nostri figli, quali azioni possiamo fare ? Assistiamo impotenti alla guerra in Ucraina che arriva nelle nostre case con notizie e immagini violente e di disperazione ,il massacro della popolazione civile e l’esodo di chi cerca rifugio ha mobilitato le energie di molte persone e organizzazioni in aiuto ai rifugiati ;come sempre avviene di fronte a eventi dolorosi il ruolo degli adulti è ascoltare e rassicurare i propri figli trasmettendo fiducia nella possibilità di costruire un futuro orientato alla convivenza civile e alla pace .
L’ obiettivo del laboratorio è creare uno spazio di riflessione sull’educazione alla pace come antidoto per affrontare la paura della guerra e per evitare il peggiore dei mali ….l’indifferenza !
…nello spazio dedicato ai genitori …
Abbiamo esplorato i nostri sentimenti /emozioni di questo momento e messo una parola su quanto sta accadendo per esprimere quello che ci portiamo dentro (le risposte dei genitori )
Cosa possiamo fare noi e cosa stiamo facendo qui e ora di fronte all’emergenza umanitaria che è nata dalla guerra ? (le risposte dei genitori )
Non abbiamo il potere di impedire questa guerra ma non possiamo rimanere indifferenti alla bestialità della guerra e al dolore di altri esseri umani e al tempo stesso facciamo i conti con la nostra paura , con le paure e le domande dei bambini, il miglior antidoto per contenere la paura e seminare la pace è educarci alla pace.
Le domande e le paure dei nostri figli e nipoti
Noi adulti abbiamo un ruolo e una responsabilità educativa nella relazione con i figli/nipoti di fronte a eventi di grande impatto come la guerra ,come possiamo aiutare i nostri figli e dare significato a quanto sta accadendo ?
Abbiamo letto e ci siamo confrontati sui consigli degli esperti
Franco Lorenzoni (maestro elementare per 40 anni e fondatore casa laboratorio di Cenci )
E’ importantissimo parlare di guerra con i bambini ascoltandoli e dando valore ai loro pensieri ,perché i bambini sono in grado di affrontare grandi temi a qualsiasi età L’importante è farlo insieme ,dandosi tempo, ascoltarli con attenzione per poter affrontare le loro ansie e timori e per riuscire a dare valore al loro pensiero ,dialogando con loro .
Franco Lorenzoni (maestro elementare per 40 anni e fondatore casa laboratorio di Cenci )
Proprio perché la guerra è una cosa che spaventa ,che fa paura ,bisogna cercare di elaborare insieme la paura .Non dimentichiamo mai che la guerra è il modo più osceno in cui si manifesta ai loro occhi la follia del mondo adulto che ,invece che rassicurarli ,li terrorizza.
Come rispondere agli interrogativi dei bambini sulla guerra ?
Lorenzoni( maestro elementare per 40 anni e fondatore casa laboratorio di Cenci )suggerisce la strada della sincerità, anche ammettendo di non essere in grado noi stessi di capire certe cose “siamo tutti di fronte a qualcosa di difficilmente comprensibile ,perché anche noi adulti non sappiamo esattamente perché è scoppiata questa guerra e soprattutto come andrà a finire . Credo che confrontarsi con il tema dell’incertezza , ammettendo le nostre difficoltà ,appartenga a pieno titolo all’educare alla complessità oggi .
Daniele Novara (psicopedagogista fondatore Centro per la pace e la gestione dei conflitti )
Parliamo di guerra ai bambini dai 9-10 anni ,prima sono troppo piccoli ,occorre proteggerli .
Prima vanno in qualche modo protetti :la guerra è per fortuna qualcosa di lontano dal loro immaginario e bisogna evitare di farla entrare nelle loro emozioni infantili .I bambini non dovrebbero essere esposti alle immagini di distruzione e di morte ,ancora più se soli ,abbandonati davanti alla tv senza filtri e protezioni .
Daniele Novara (psicopedagogista fondatore Centro per la pace e la gestione dei conflitti)
Un errore importante da evitare è quello di paragonare i litigi dei bambini ai conflitti bellici .
Creare una assurda correlazione tra litigio infantile ( un comportamento normale, innocente ,naturale, legato al gioco ) e un evento così tragico ,devastante e irreversibile come la guerra è l’errore principale che possiamo fare : è terrorismo educativo . perché invece bisogna educare i figli al conflitto imparando a litigare si imparano a gestire i conflitti e si contengono le manifestazioni di violenza incontrollata .
Alberto Pellai (medico psicoterapeuta,ricercatore e scrittore )
Anche nei giorni di tempesta noi adulti dobbiamo essere base sicura per i nostri bambini , sottolinea così l’importanza di trasmettere un senso di vicinanza e sicurezza ai bambini “per i bambini vedere immagini di guerra è destabilizzante e traumatizzante . I piccoli vanno rassicurati e tranquillizzati perché non riescono a proteggersi da soli ,sono completamente dipendenti dagli adulti che si occupano di loro . bisogna mostrare loro un mondo che riesce ad accogliere i bambini in fuga dalla guerra , facendo vedere come in questa parte di mondo i bambini riescono a diventare salvatori di altri bambini “
Alberto Pellai ( medico psicoterapeuta,ricercatore e scrittore )
Alberto Pellai suggerisce di far diventare la guerra una narrazione attraverso cui si costruisce la pace , perché l’unica educazione a cui hanno diritto i bambini è quella della pace ,come ci ricorda Gianni Rodari nella poesia “ci sono cose da non fare mai ,né di giorno, né di notte, né per mare, né per terra: per esempio la guerra .
Giuliana Franchini (psicoterapeuta infantile )
“chiediamo ai bambini come si sentono e stimoliamoli a condividere con noi le loro ansie e le loro paure “ secondo lei la cosa più importante da fare è non lasciare i bambini da soli a vedere le immagini di distruzione, sparatorie ed esplosioni diffusi a profusione dai servizi di informazione . questo perché i bambini fino agli 8 anni non hanno ancora elaborato bene il concetto di morte ,perciò non sono in grado di affrontare questi argomenti senza un accompagnamento da parte degli adulti
Giuliana Franchini (psicoterapeuta infantile )
Un altro suggerimento è quello di chiedere ai bambini come si sentono ,soprattutto se sono taciturni . Bisogna riuscire a rassicurarli senza appesantirli con i nostri pensieri e le nostre angosce di adulti .risulta fondamentale accogliere le loro preoccupazioni e il loro dolore ,aiutarli ad esprimere ansie e paure ,che non sono emozioni negative da tenersi dentro e nascondere ,ma sentimenti che vanno elaborati e trasformati .
Cosa possiamo fare per seminare la pace qui e ora ?
Possiamo passare dal dire al fare ? passare dalle parole che condannano la guerra a fare qualcosa che ci aiuta a costruire la pace e la convivenza nelle nostre relazioni e nei nostri contesti di vita , riflettiamo insieme su quale esempio fornire ai bambini e agli adolescenti che ci osservano ?
Cosa possiamo fare per educare ed educarci alla pace nelle nostre famiglie e con i nostri figli ?
Insieme abbiamo esplorato questi temi con il contributo teorico di alcuni esperti ( D.Novara e F.Fornari ) che hanno studiato e scritto sul tema del conflitto e della violenza
Educare alla pace è …
educare ed educarci alla gestione dei conflitti
Educare ed educarci alla pace significa educare/ci al conflitto per apprendere una modalità relazionale e comunicativa che può contenere le manifestazioni di violenza .
L’importanza delle parole : il conflitto è diverso dalla violenza e dalla guerra
La distinzione tra conflitto e violenza ( da” La grammatica dei conflitti “di Daniele Novara)
Violenza | Conflitto |
*Danneggiamento intenzionale dell’avversario con presenza di danno irreversibile sia di tipo fisico che psicologico *volontà di risolvere il problema (conflitto)eliminando chi porta il problema stesso *eliminazione della relazione come forma di soluzione semplice e unilaterale | *contrasto contrarietà,divergenza, opposizione,resistenza critica (senza componenti di dannosità irreversebile) *intenzione di affrontare il problema(conflitto) mantenendo il rapporto *sviluppo della relazione possibile anche se faticosa e problematica |
La violenza non è una conseguenza del conflitto ma è l’incapacità di stare nel conflitto ,di sperimentarlo come momento importante come elemento che fonda la relazione e attraverso il quale è possibile riconoscere la differenza e la distanza .
Il conflitto appartiene all’area della competenza relazionale ,mentre la violenza e la guerra appartengono all’area della distruzione fine a se stessa cioè dell’eliminazione relazionale.
La fatica nel conflitto è una condizione imprescindibile per mantenere buone relazioni ,saper gestire la conflittualità consente di vivere le relazioni come vitali e significative e quindi può rappresentare l’antidoto naturale contro la distruttività umana .
Siamo incapaci di accettare la crisi come occasione di crescita ,impegno faticoso ma generativo che colloca questa esperienza in un’area di trasformazione piuttosto che in una dimensione riduttiva di apertura-chiusura.
La lezione pedagocica di Franco Fornari: come ci si può educare a vivere senza violenza ?
La violenza si origina all’interno di relazioni fusionali che non lasciano spazio e possibilità al contrasto e che proprio per questo generano pulsioni distruttive che vengono proiettate all’esterno della relazione o rivolte verso l’altro della relazione stessa .La pace è la conseguenza della gestione del conflitto ,non dell’assenza dei conflitti ; il problema è avere la capacità di assumere il conflitto.
Educare al conflitto per guarire le relazioni e stimolare all’autonomia
Fare fatica , educare alla fatica di accettare limiti e affrontare sfide è un valore che appartiene al codice paterno ,questo crea una frustrazione evolutiva ;si tratta di un’atteggiamento nei confronti della vita collegato con l’assumersi la responsabilità e la ricerca della propria autonomia e quindi la capacità di stare nei conflitti ,di reintegrare il conflitto nella propria esperienza,porre le condizioni per riconoscere i limiti ,recuperare il valore della separazione e la fatica del conflitto che sono elementi fondamentali per l’evoluzione e la crescita individuale .Chi ricorre alla violenza è incapace di tollerare i conflitti perché non è in grado di reggere la frustrazione relazionale;la difficoltà a reggere la contrarietà relazionale è una carenza conflittuale ed è questo un dato ricorrente che segna i fatti di violenza di varia natura .
Per arginare la violenza occorre non tanto reprimerla ma creare competenze che consentano di stare nei conflitti e gestirli .
Modificare il nostro approccio al conflitto non è facile perché è difficile pensare al conflitto come risorsa ,ma è necessario cominciare a guardare ai conflitti non come incidenti di percorso,problemi da riuovere o da temere ,pericoli da evitare ma cogliere l’importanza dei conflitti come elementi necessari alla crescita e allo sviluppo personalequindi necessari e non accidentali .
I conflitti sono una risorsa perché offrono nuove opportunità,possono essere una fondamentale estraordinaria occasione di apprendimento ma imparare è una questione complessa perchè l’apprendimento ha connotazioni problematiche sotto il profilo emotivo .
L’esperienza di Laboratorio dei bambini
Nel Laboratorio offerto ai bambini si è percorso il sentiero della Carta della Terra, lavorando sui principi di rispetto di sé e degli altri, del Pianeta, di Democrazia e convivenza pacifica.
Dopo l’accompagnamento al tema a cura dei conduttori ogni bambino ha costruito un talismano e un disegno collettivo che è stato presentato ai genitori . E’ stato creato un acchiappasogni della pace da appendere nel parco .
L’incontro dei due gruppi e la conclusione del laboratorio
Negli ultimi minuti genitori e figli si sono raccontati le esperienze fatte e hanno piantato insieme l’ulivo della pace che rimarrà nel parco per ricordarci l’importanza del nostro impegno nel costruire la pace .
GRAZIE a
Federica, Mavi, Simona, Lorenza, Bianca, Clizia, Francesco, Cristina, Valentina ,ai loro figli e nipoti

